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20/8/2000 - Sono le 10 circa del mattino: finalmente siamo
a Phnom Penh. Coda per il visto (USD 20 e 1 fotografia).
Usciamo dall'aeroporto e prendiamo un taxi per arrivare in città
(USD 7). L'impatto con la città è quello che si ha
normalmente con tutte le grandi metropoli asiatiche, traffico caotico,
costituito soprattutto da ciclomotori. Le uniche strade asfaltate
sono le principali arterie centrali: le zone residenziali, anche
in centro, hanno strade di terra.
Arriviamo alla Narin's Guesthouse al n. 50 della 125ma. Non è
esattamente come la immaginavamo. Il quartier generale si trova
al piano terra della villetta davanti alla quale veniamo lasciati
dal taxì, il piccolo locale funge da hall, cucina, ristorante,
sala lettura, tv etc. Ci si registra da soli scrivendo i propri
dati su di un quaderno. E' un luogo decisamente spartano, ma sembra
pulito e i proprietari, oltre ad essere simpatici e disponibili,
sono in grado di fornire una gran quantità di servizi (biglietteria,
prenotazioni, cambio etc). Hanno anche una succursale a Siem
Rep, che sarà la nostra prossima tappa. La camera che
ci danno si trova in un altro stabile a due isolati da qui. La guesthouse,
infatti, si sta espandendo su tutto il quartiere.
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21-22/8/2000 - Dedichiamo
due giorni di visita a Phnom Penh, anche se uno sarebbe sufficiente:
abbiamo abbastanza tempo e vogliamo smaltire qui la fatica del viaggio.
Il mezzo di trasporto pubblico più diffuso è il mototaxi;
chiunque possegga un motorino è in grado di darti un passaggio
in città. Naturalmente si viaggia anche in tre o più
persone ed è una vera esperienza. |
Visitiamo la Silver Pagoda e il National Museum.
Poi, tramite un annuncio affisso in guesthouse scopriamo un posto
grandioso: al 246 della 63ma esiste Seeing Hands Massage II, dove,
per 3 USD l'ora, ci si può far massaggiare (gli operatori
sono tutti non vedenti e sono bravissimi).
23/8/2000 - Sveglia alle 5,15. Piove. L'imbarcazione (simile
ad un aliscafo) è piena a tappo. Ci stacchiamo dal molo alle
7 circa. Comincia un'avventura (non piacevolissima). Ci aspettavamo
un viaggio gradevole (così ce ne avevano parlato), ma non
avevamo fatto i conti con
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il monsone.
Tutto bene fino a che abbiamo percorso il fiume: appena questo si
è aperto in un lago (Tonlè Sap), abbiamo provato
la forza dell'acqua. Sembrava di essere in mezzo al mare: non si vedeva
costa e le onde erano così alte da far temere per l'incolumità
di tutti. Il livello dell'acqua era talmente alto, che tra le onde
si potevano intravedere le cime degli alberi sommersi. Insomma, dopo
6 ore di sballottamento, vomiti e paura (in condizioni di tempo buono
sono circa 3-4 ore) arriviamo a Siem Rep. Troviamo ad attenderci
il pullmino della Smiley's Guesthouse: il posto è carino. Ci
assegnano la stanza (10 USD per la camera doppia con bagno - che lascia
a desiderare - e a/c). |
Angkor Wat
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